CONFERENZA TTIP UE-USA: come cambieranno le regole del commercio agroalimentare?
Si è tenuta venerdì 11 marzo la prima edizione della “Conferenza pubblica TTIP UE-USA: come cambieranno le regole del commercio agroalimentare? “
Rappresentanti di UE, MIPAAF, Ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico, ICE, Camere di Commercio, Associazioni di Produttori e Consumatori, Consulta delle Professioni, Università degli Studi di Milano, giornalisti e tantissimi studenti universitari si sono dati appuntamento a Milano, nelle sale di Palazzo Isimbardi per un vivace e fruttuoso scambio di idee sullo stato dell’arte di questo importante trattato che dovrebbe, almeno in teoria, essere ratificato entro la fine dell’anno.
Finora del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership in inglese o Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti), si è parlato poco e talvolta con poca cognizione di causa, essendo buona parte della documentazione tuttora secretata.
Al termine delle trattative ci si attende un accordo di portata storica che coinvolgerà gli interessi di 800 milioni di cittadini residenti in 50 Stati USA ed in 28 Paesi dell’Unione Europea.
L’obiettivo dichiarato è «aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti realizzando il potenziale inutilizzato di un mercato veramente transatlantico, generando nuove opportunità economiche di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme globali».
I percorsi identificati sono tre: aprire una zona di libero scambio UE – USA; rendere più compatibili legislazioni intervenendo sulle aree dove esistono inutili divergenze; migliorare le leggi stesse.
La Conferenza si è focalizzata sulla parte del TTIP che più coinvolge i tecnologi alimentari, ossia come si riuscirà a conciliare il “principio di precauzione” fondamento della legislazione UE, (ai fronte di un potenziale rischio per la salute umana il prodotto non può essere commercializzato) con un approccio USA del tutto opposto “il prodotto non fa male fino a prova contraria”? Conservare il principio di precauzione significa infatti limitare l’accesso a numerosi prodotti USA.
La difesa del Made in Italy è un altro tema controverso. Oggi negli USA esistono tre gradi di imitazione del prodotto tipicamente italiano: copie registrate di prodotti tipici; copie con marchio non registrato e imitazioni tramite assonanze dei nomi ed elementi grafici delle confezioni; Italian sounding. Se i primi due casi possono essere oggetto di negoziato, il terzo richiederebbe un intervento più mirato, per esempio l’apposizione della dicitura “Product of USA” su tutte le imitazioni.
I TECNOLOGI ALIMENTARI
I Tecnologi Alimentari occupano ruoli direttivi e operativi nelle imprese produttive e commerciali, progettano laboratori di produzione, verificano impianti di depurazione e recupero dei sottoprodotti, gestiscono laboratori di analisi e di ricerca-sviluppo, dirigono aziende che producono ingredienti, materiali, impianti e attrezzature, prodotti chimici per il settore alimentare, esercitano attività di consulenza per Enti Pubblici e Imprese, si occupano dei sistemi di gestione qualità-igiene-sicurezza-ambiente e, come specialisti, della vigilanza sull’ igiene e la sicurezza degli alimenti e per la tutela dei consumatori.
La categoria professionale del TA è stata inserita nel 2010 con Codice ISTAT 23114 tra le “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione”, confermando il riconoscimento di valori e competenze di eccellenza a disposizione del Paese per garantire qualità e sicurezza degli alimenti, rispetto dell’ambiente, protezione dei consumatori.
Per questo motivo i Tecnologi Alimentari (TA) italiani scendono in campo con Istituzioni, Imprese, Università e Consumatori per mettere al servizio del pubblico interesse il patrimonio di esperienze e competenze culturali, tecnico-scientifiche e legislative per garantire qualità, sicurezza, sostenibilità della filiera agroalimentare italiana.